tradizioni loca-Il Sotto titolo on-line
Il lavoro e la vita nelle campagne di Lapio è cambiato molto lentamente fino alla fine degli anni settanta, poi con il post sisma del 23 novembre 1980 molti contadini lasciarono il lavoro dei campi per andare a lavorare nelle fabbriche, molti di loro abbandonarono il paese e andarono ad abitare in città. Fino ad allora la famiglia era il cardine dell'intera società lapiana. Era in genere, molto numerosa, perché per poter lavorare la terra (allora c'erano poco o niente mezzi meccanici) occorrevano molte braccia. Sotto lo stesso tetto convivevano più generazioni, guidate tutte dall’uomo più esperto ed anziano, che dirigeva ed intratteneva i rapporti col proprietario terriero o col fattore, secondo il contratto di mezzadria. Accanto a lui la moglie guidava l'economia domestica, aiutata da nuore e figlie, provvedendo a tutte le necessità della numerosa famiglia. I bambini erano tanti e, fin da piccoli, venivano abituati a lavorare sia in casa che nei campi, accanto agli adulti. Si lavorava ra luce a luce, cioè dalle ore precedenti l'alba fin dopo il tramonto del sole; si cercava di andare d’accordo e di collaborare nell'’interesse di tutti.
Erano anni molto difficili e le famiglie, per lo più, molto povere. Le masserie si spopolarano: attrezzi di lavoro e strumenti di cui ci si serviva ogni giorno caddero in disuso. Oggi ci si rende conto che non solo alcune abitudini, ma un'a intera civiltà è scomparsa: la civiltà contadina. Ho deciso allora di raccogliere alcune testimonianze: parole in dialetto che ormai pochi pronunciano ancora, storie e proverbi che solo i più anziani ricordano, ma soprattutto immagini di quelle cose che nessuno usa più e rischiano di essere eliminate per sempre. Lo scopo di queste pagine è anche di conservare a livello visivo e trasmettere la memoria di un tempo passato e i tratti principali della civiltà contadina, dove le cose duravano molto di più, le si aggiustava molte volte o le si adattava ad altri usi prima di buttarle via. Anche il modo di sentire il passare del tempo era diverso: si conosceva la fatica, ma non la fretta. Lo scorrere del tempo non era sentito come una corsa senza ritorno ma come un ciclo, nell'avvicendarsi delle stagioni e dei lavori agricoli, nella maturazione dei frutti delle piante e di quelli dell'orto, nel passaggio degli uccelli migratori, nel ripetersi degli eventi della vita collettiva, nell'esperienza accumulata dai vecchi. Evocare gli stili di vita e i valori della civiltà contadina è l'occasione per stimolare un confronto significativo con il mondo in cui viviamo.