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ferrovia Avellino - Rocchetta






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il passaggio dell'ultimo treno a vapore
















il ponte Principe sul fiume Calore progetti esecutivi

Il cosiddetto Ponte principe sul fiume Calore presso Lapio, caratterizzato da tre travate reticolari di 95,40 metri di luce e 10 metri di altezza, per una lunghezza totale di 340 metri



Progetto esecutivo del “Ponte principe”, costituito da tre travate in acciaio di 95 metri

di luce ciascuna, sul fiume Calore presso Lapio (da Relazione, cit., BCFS, Roma






















Progetto esecutivo del ponte sul calore veduta prospettica e particolari (da Relazione, cit., BCFS, Roma





























La foto che segue  rappresenta le condizioni in cui versa oggi la ferrovia la foto è stata scattata il 24 marzo 2013 all'uscita della galleria dei Tuori 





































































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l'articolo che segue è tratto da "il corriere dell’irpinia 19/01/2014"

Articolo di Fiorenzo Iannino

20 settembre 1893: Lapio in festa per il ponte Principe

Il collaudo del viadotto sul Calore consentì l’apertura del primo tratto della ferrovia

Il ponte Principe, che si trova a Lapio, già conosciuto e ammirato dagli studiosi di storia e tecnica ferroviaria, negli ultimi tempi è anche diventato il simbolo delle associazioni che giustamente si battono per la salvaguardia ed il rilancio della storica ma ormai dismessa linea ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant'Antonio. Per questo motivo mi piace riproporre ai lettori del "Corriere" alcune note relative al collaudo e all'inaugurazione dell'opera.
“Giorno memorando”

Il maestoso ponte in acciaio, che congiunge le sponde del Calore tra i territori di Lapio e Taurasi, venne progettato dall'ingegnere Sangiorgi della Società per le Strade Ferrate del Mediterraneo, che aveva ottenuto la concessione della linea. Realizzata tra il marzo ed il settembre del 1893 dalla Società Industriale Italiana di costruzioni metalliche, che aveva sede a Castellammare di Stabia, la struttura suscitò l'entusiasmo di quanti esaltavano il trionfante progresso: “L'opera imponente, meravigliosa -leggiamo in una cronaca del tempo- si ammira come trionfo della industria italiana […] Sentite: il viadotto è costituito da tre luci indipendenti larghe metri 98 ciascuna. Le travi sono alte metri 10,60, a grandi maglie, e la ferrovia corre a circa metà altezza. La montatura è stata fatta sopra tre ponti di servizio in legno, i quali per solo legname costarono 60 mila lire. - L'altezza della valle è di metri 35 - Le due pile e le spalle furono fondate ad aria compressa”. Per questo, apprendiamo da un altro resoconto, “gli abitanti di Lapio l'hanno battezzata pel Ponte Principe e per verità un'opera così perfetta potrà fare l'orgoglio di chi l'ha progettata, diretta e costrutta”.

 Una volta conclusa la costruzione, la Mediterranea e la società costruttrice ne organizzarono subito il collaudo. Pur non pubblicizzata, la notizia non sfuggì alla comunità lapiana, che volle festeggiare alla grande l'evento: “Il giorno 20 settembre cadente fu giorno d'inaspettata festa per il Comune di Lapio. Saputosi, appena il dì innanzi, che si sarebbe proceduto alle prove del grandioso ponte in ferro sul Calore, nel tronco ferroviario Avellino-Paternopoli, la voce corse come elettrica per tutto il paese e per i vicini comuni, ed accese di grande entusiasmo l'animo di tutti, già colpiti di ammirazione per la costruzione dell'opera colossale. A secondare il movimento popolare, per iniziativa del sindaco Caprio Errico e dei signori Mottola e Forte, fu improvvisata una dimostrazione, che riuscì veramente splendida ed imponente. Imperocchè il mattino del detto giorno 20 si fece giungere in Lapio una banda musicale, con la quale la intera Rappresentanza Municipale, preceduta dalla bandiera Nazionale, e seguita da una calca di popolo, percorse il paese, e quindi si recò festante alla propria Stazione, una delle più belle della linea per la sua ridente posizione. Quivi fu attesa la Commissione, che alle 8:30 a. m. arrivò con quattro macchine per le prove. L'arrivo fu salutato con tre salve di mortaretti e col suono della marcia reale, in mezzo all'unanime ovazione del popolo che gridava: Viva il Re! Viva la Mediterranea! Viva l'Impresa Industriale! La Commissione, dopo aver ringraziato tutti, procedette agli esperimenti. Al risultato delle prove, che non poteva riuscire più felice, lo scoppio fragoroso di una magnifica batteria echeggiò nella valle del Calore e la musica intonò di bel nuovo la marcia reale, mentre il popolo non cessava dall'acclamare entusiasticamente al re, alla Società, all'Impresa. Quindi la Rappresentanza Municipale sempre preceduta dal Concerto municipale e dal vessillo, percosse, per ben due volte, il ponte, seguitando nelle ovazioni al Capo Sezione, Sig. Menoni ed al corpo degl'ingegneri. Quasi fino a sera, poi, non solo i cittadini di Lapio, ma anche quelli dei vicini paesi si fermarono ad ammirare il maestoso ponte ed a passeggiare su di esso. Il giorno 20 settembre rimarrà memorando per Lapio”.

La “gita” di Capozzi

Il riuscito collaudo del ponte consentì l'apertura parziale del primo tratto della linea (Avellino-Paternopoli), che avvenne il 27 ottobre, anche questa volta senza grandi pubblicità, come notò con un certo disappunto il giornale filoradicale “Re di bronzo” : “giovedì, quasi di contrabbando, ebbe luogo l'inaugurazione del primo tronco della strada ferrata da Avellino a Santa Venere, un tronco di 27 chilometri, che, oltre il magnifico viadotto di Lapio, annovera due importantissime opere d'arte: la galleria di Salza, di soli settecento metri, ma difficile per le qualità delle argille, non meno dei trafori di Ariano, e la galleria di Montefalcione, che si estende per tre mila metri circa in terreni anch'essi di costosa e non lieve costruzione. La festa inaugurale, a buon diritto, era ansiosamente attesa. Essa affermava, dopo tanti e tanti anni, un diritto del più alto significato nella storia della viabilità meridionale: l'attuazione, cioè, del voto così fervidamente nutrito e così largamente atteso di una linea ferroviaria per tutta intera la valle dell'Ofanto”. In realtà, una piccola festa si era svolta due giorni prima, proprio a pochi passi dal ponte, presso la stazione di Taurasi, in occasione dell'ultima “visita di ricognizione”: era però stata riservata solo alla commissione di collaudo e ai tecnici della Mediterranea e delle imprese impegnate nei lavori, che consumarono una “colazione di 50 coperti, servita inappuntabilmente dal Restaurant Centrale”.

Una “gita” ancora più esclusiva, assolutamente degna dei fasti della Bella Epoque, fu poi organizzata la domenica successiva da “re” Michele Capozzi che, considerando la ferrovia una sua creatura (non a caso era riuscito a farla passare per il suo paese, Salza), invitò in treno una folta rappresentanza della notabilità a lui fedele, come risulta da una ulteriore cronaca giornalistica, in cui nuovamente si esprimeva il rammarico per la mancata celebrazione pubblica dell'evento: “In mancanza di una festa ufficiale d'inaugurazione del tronco Avellino-Paternopoli, testé aperto all'esercizio [...] domenica scorsa un'altra festa ufficiosa, diciamo così, ma d'indole tutt'affatto privata, promossa dal comm. Capozzi. Perché non si è voluto fare una festa ufficiale d'apertura della linea non sappiamo spiegarcelo, come non ha saputo o voluto spiegarlo la Società del Mediterraneo, la quale non ha nemmeno la scusa delle solite ragioni economiche, poiché se si fosse fatta promotrice della festa, avrebbe speso meno di quanto erogò per la gita di ricognizione, avendo tutti i Municipi interessati, lungo la linea, già votato a tale scopo una quota di concorso per le spese. Questo vuoto ha voluto colmare l'on. Capozzi, a proprie spese, invitando ad una gita di piacere, lungo la nuova linea, diverse famiglie di sua conoscenza e parecchie Autorità, tra cui l'egregio prefetto commendator Segre. La geniale comitiva, nella quale brillava l'eterno femminile, recossi alla stazione con vetture padronali alle 9 a. m. e ne fece ritorno alle 5 p.m. Si percorse la nuova linea in mezzo a geniali acclamazioni. Facevan parte della gita il comm. Segre colla sua gentile signora ed i suoi ospiti, la signora Chiaradia colla coltissima figliuola, signorina Matilde; il comm. Capozzi e famiglia; la simpatica coppia Balestrieri-Figarotta; il capitano dei RR Carabinieri con la sua signora; la famiglia Camiz; il cav. Zampieri; il cav. Viscardi, direttore della Banca Nazionale; il barone Pietro Cocco; il cav. Grimaldi, consigliere delegato; il cav. Modestino; il cav. Balestrieri Nicola; l'avv. Spada ed altri. Dopo una breve sosta fu apparecchiata un'abbondante e squisita colazione, alla quale l'allegra comitiva fece grande onore. Allo champagne brindarono il comm. Segre, il cav. Modestino, il cav. Balestrieri ed il comm. Capozzi ”.